Rinnovo Consiglio Pastorale Parrocchiale

Le tappe per l’elezione del consiglio pastorale. La Commissione Elettorale nominata dal Parroco, sulla base delle indicazioni del Direttorio della Diocesi, ha fissato le seguenti modalità per un corretto svolgimento delle elezioni: Fino a domenica 5 febbraio in questo periodo siamo invitati a prendere coscienza dell’importanza del consiglio pastorale per una comunità. Sono i giorni in cui si raccolgono le candidature in preparazione all’elezione. Ci sono tre possibilità: 1) Ciascuno può autocandidarsi segnalando la propria disponibilità compilando il tagliando. 2) Ciascuno può segnalare il nome di un parrocchiano/a che ritiene opportuno che partecipi alle elezioni. In questa circostanza il parroco verificherà la disponibilità effettiva della persona ad assumere l’incarico di consigliere nel caso in cui fosse eletto. 3) Ciascun gruppo operante nella comunità parrocchiale è tenuto a segnalare da uno a tre nominativi disponibili a candidarsi, compilando per ciascun nominativo il tagliando allegato. Domenica 19 febbraio Vengono presentate ai parrocchiani le liste dei candidati alle elezioni. I cartelloni delle liste verranno esposti in fondo alle nostre chiese così che tutti possano prenderne visione. Le liste saranno divise in tre fasce di età: dai 18 ai 35 – dai 36 ai 60 – dai 61 in avanti. Domenica 26 febbraio È il giorno delle elezioni. Avverranno durante tutte le S. Messe festive sia in Basilica che al Sacro Cuore. Ciascun fedele sarà chiamato ad esprimere la propria preferenza tra i candidati delle liste elettorali. Il voto si esprime attraverso un segno riconoscibile sul nome del singolo candidato. Possono votare tutti i battezzati che hanno compiuti 18 anni che hanno il domicilio canonico in Parrocchia o che la frequentano stabilmente. Possono essere espresse due sole preferenze per ciascuna fascia di età. Le schede verranno consegnate agli ingressi delle Chiese. Dopo la benedizione finale il Sacerdote sospenderà la celebrazione per il tempo necessario alla votazione e il ritiro delle schede piegate in due. I candidati da eleggere sono complessivamente 14 e 7 sono i designati dal parroco. Risulteranno eletti per ogni fascia di età i candidati con il maggior numero di voti in relazione al numero di eleggibilità previste La nostra comunità è chiamata a rinnovare il proprio consiglio pastorale nel prossimo mese di febbraio. Vi invitiamo a leggere con attenzione gli articoli seguenti per capire l’importanza di questo momento. Potete compilare la scheda e consegnarla al Parroco o riporla nell’urna in fondo alle chiese se intendete candidarvi al consiglio pastorale. Potete anche segnalare e candidare una o più persone che, secondo voi, potrebbero assumersi questo compito. Evidentemente verificheremo se le persone segnalate intendono o no accettare la candidatura e se sono in possesso dei requisiti richiesti. Dieci domande sul Consiglio Pastorale Dieci domande secche, con risposte brevi, semplicemente per dare un’idea di cosa è in gioco nella rielezione di un Consiglio Pastorale Parrocchiale. Dobbiamo promuovere la sinodalità nella chiesa, così come l’ha invocata il Concilio Vaticano II, dando inizio a un processo che veda la partecipazione delle diverse componenti del popolo di Dio alla vita e alla missione della chiesa. La parola “sinodalità” deriva dal greco Syn (insieme) e odòs (cammino). Si tratta semplicemente di questo: camminare insieme, muovere passi comuni nella stessa direzione. 1) A cosa serve il CPP? Il suo compito è quello di fare discernimento, ovvero di cercare il bene possibile per la parrocchia, di chiedersi dove il Signore ci sta portando. 2) Da chi è composto? Membri di diritto sono i presbiteri della parrocchia, un rappresentante della comunità religiosa presente, eventualmente i diaconi che lavorano in parrocchia. Poi c’è una parte del consiglio - 14 membri laici- che viene eletto dalla comunità parrocchiale e una parte – 7 membri laici- nominati dal Parroco per garantire la massima rappresentatività della realtà parrocchiale. 3) Come viene eletto? L’elezione avviene Domenica 26 febbraio 2012. Durante le messe viene distribuita una scheda per la votazione che si effettua dopo la benedizione finale. Possono votare quelli che abitano nella parrocchia o che la frequentano regolarmente. 4) Quali le caratteristiche di un consigliere? Possono essere membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale coloro che,battezzati e cresimati, abbiano compiuto i diciotto anni e siano canonicamente domiciliati nella parrocchia od operanti stabilmente in essa. I membri del Consiglio Pastorale si distingueranno per vita cristiana, volontà di impegno, capacità di dialogo e conoscenza dei concreti bisogni della parrocchia. Si preoccuperanno del bene dell’intera comunità, evitando lo spirito di parte o di categoria. Requisito del tutto ovvio e peraltro assolutamente irrinunciabile è la piena comunione con la Chiesa non solo negli elementi fondamentali della professione della stessa fede e del riconoscimento dei sacri pastori (can.205),ma anche nelle indicazioni autorevoli, dottrinali e pratiche, del momento concreto. 5) Quanto dura, quanti incontri? Il CPP dura per 5 anni. Normalmente esso prevede un incontro a scadenza mensile e quindi circa 6 incontri all’anno, che avvengono alla sera. È buona cosa che i consiglieri partecipino, secondo le loro possibilità, ai momenti salienti della vita della comunità che fanno anche essi parte del cammino del CPP. 6) Come lavora? In ogni incontro in genere si comincia con una preghiera semplice e breve per metterci sotto la guida dello Spirito e in ascolto della Parola di Dio. Poi attraverso un ordine del giorno precedentemente preparato e possibilmente già conosciuto, si affronta un tema (in genere è bene non avere troppe cose da affrontare per dare modo a tutti di intervenire). Un momento importante è quello dell’ascolto: può essere fatto sia in assemblea che a piccoli gruppi. Si cerca ogni volta di giungere a delle conclusioni condivise. 7) Di cosa si occupa? Se il compito è quello del discernimento, non sono oggetto del CPP né discussioni sui massimi sistemi (per questo è bene che ci siano momenti di approfondimento negli itinerari formativi), né questioni pratiche e tecniche (decide una apposita commissione!). È una sorta di “livello medio” del pensiero, che si occupa del bene complessivo della comunità ma anche del bene possibile, realizzabile, che possa essere oggetto di passi concreti. 8) Chi decide? Spesso questa sembra la domanda decisiva. Ed essendo il CPP un organo “consultivo” si finisce per difendere o le prerogative del parroco o quelle dei fedeli . Il problema vero è “come” si arriva ad una decisione. È vero che alla fine l’ultima parola è quella del parroco, me egli stesso può effettivamente prendere l’ultima parola se prima ha ascoltato dalla prima alla penultima, le parole di tutti! Senza questo ascolto ogni decisione nasce debole e priva di quel consenso o meglio di quella comunione di cui ha bisogno. 9) È necessario? Si e non solo perché è un preciso dovere che il Vescovo chiede ad ogni parrocchia, ma perché se non ci fosse un organo di ascolto, di consultazione, di discernimento, di condivisione, dove camminare insieme (sinodalità) dovremmo inventarne uno. Ma allora è meglio far funzionare bene, per quanto possibile, questo strumento di comunione! 10) È utile? È difficile valutare l’utilità del CPP in termini di efficienza. Il CPP non è un Consiglio di amministrazione di una azienda che possiamo valutare dai bilanci, né un Consiglio di condominio dove ciascuno litiga per i propri interessi (anche se a volte rischiamo di cadere sia nella formalità farraginosa dei primi che nella conflittualità dei secondi); somiglia più ad un Consiglio di famiglia, dove proviamo a parlarci e a prendere insieme le decisioni di cui la vita familiare ha bisogno. Il buon esito di un CPP dipende dal clima spirituale, da quanto aiuta ciascuno a comunicare nella fede, a crescere nel proprio cammino di credente, affezionarsi di più al cammino degli altri suoi fratelli. Se questo accade è certamente utile al di là delle attività e delle iniziative che il CPP riesce e promuovere. Perché candidarsi? Perché no? Questa potrebbe già essere una buona risposta. Cerchiamo troppo spesso delle grandi motivazioni quando in realtà potremmo riscoprire, di fronte ad una proposta, la generosità pronta dei primi discepoli che dicono di sì alla chiamata del Signore. La vita è fatta anche di circostanze che domandano una risposta pronta e il percorso di un cristiano maturo non si basa soltanto su ragionamenti pensosi e calcoli precisi ma anche sugli slanci del cuore. Detto questo sappiamo che non c’è una risposta né unica né decisiva, eppure ci sono tanti buoni motivi per dire di sì a questa proposta. Ve ne suggeriamo sette. Perché voglio bene alla Chiesa Dalla Chiesa abbiamo ricevuto la fede. E prima ancora di conoscere Gesù abbiamo incontrato dei credenti che ci hanno parlato di lui. Ci fidiamo di questa Chiesa e le manifestiamo la nostra riconoscenza facendoci carico della sua vita. Perché “non è bene che il parroco sia solo” Il parroco non è il padrone della comunità ma è a servizio di essa. Da una parte il Consiglio Pastorale gli ricorda che non può e non deve far tutto da solo, dall’altra parte lo sostiene nel suo servizio concreto. Perché è un servizio prezioso Una casa sta in piedi perché c’è qualcuno che se ne prende cura. Insieme ai servizi più semplici e quotidiani c’è anche quello di chi prova a pensare al bene comune di tutta la parrocchia. Non è cosa da poco.